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Samos


19 Giugno 2018

Vorrei condividere con voi ciò che mi è successo oggi.

Questa è la mia terza settimana come volontaria nel campo profughi di Samos e devo dire che mi sono spesso sentita triste o comunque disarmata davanti a diverse situazioni.

È ormai da una settimana che insegno ad alcuni bambini che vivono in alcuni appartamenti, in quanto appartengono a famiglie considerate vulnerabili per avere dei bambini molto piccoli.

Io insegno ad un gruppetto di 3 bambini, più i due fratellini piccoli che arrivano sempre ad animare le lezioni e a fare qualche danno. Oggi arrivo al centro con le altre volontarie che lavorano lì e l’ambiente era festoso, tutte le famiglie verranno trasferite nel pomeriggio da Samos a Kavala, sulla terraferma e per loro è un grande evento, poiché significa un passo più vicino alla libertà di circolare in Europa e nel mondo.

I bambini erano tutti felicissimi per questa notizia, così come i genitori, sebbene non sappiano nulla di cosa andranno a vivere o di cosa faranno.

Tutte le famiglie sono state trasferite, tutte tranne quella di Daniel, un bambino bellissimo di 6 anni. Inizialmente oggi Daniel era un po’ a disagio, poiché non capiva perché tutti se ne andassero via, ma lui e la sua famiglia no.

In effetti non può capirlo nessuno, perché non c è una spiegazione precisa a questo fatto. È così e basta. Allora Daniel iniziava a raccontarmi che “no tomorrow but after after after after tomorrow” partirà anche lui. E io gli ho detto ma guarda Daniel da domani saremo solo noi, i pennarelli saranno tutti per te, imparerai molto di più perché ci sarai tu e vivi in questo posto bellissimo con un giardino, una casa, i gattini in giardino e il padrone di casa che è super gentile con tutti voi.

E in effetti lui ha iniziato a sorridere e a dirmi che gli piace il posto e mi ha proposto di andare a “fishing” nel mare, perché con suo papà ha preso un pesce più grande del suo braccio.

Daniel è un bambino fantastico, sebbene venga considerato dagli altri bambini come “no good”, perché le loro famiglie sono contro la sua e sebbene tra bambini la ragione sia incomprensibile.

In realtà Daniel, in soli pochi giorni che lavoriamo insieme, è già cambiato, è disponibile a cercare una soluzione ai problemi con gli altri bambini, cerca di condividere i gessetti e i pennarelli, cosa che gli altri bambini non sono così disposti a fare.

Daniel rimarrà nel suo appartamento per famiglie vulnerabili a Samos ancora per un tempo che nessuno sa, Daniel non sa dove andrà a finire nella sua vita e non ha la libertà di circolare. Oggi Daniel mi ha chiesto di cantare insieme five little ducks e ovviamente l’ho accontentato.

Daniel ha qualcosa che in questo posto ho notato oggi per la prima volta, un sorriso che nasconde una gioia profonda, che quando ti guarda sorridendo con quegli occhi neri bellissimi è in grado di contagiare tutti, così come ha contagiato oggi me, la mia amica Elisa e tutti i bambini che erano lì con noi. Daniel non ha niente se non qualche vestito, due fratellini e i genitori, ha una casa bellissima ma provvisoria e nessuna sicurezza.

Ha probabilmente vissuto esperienze orribili e difficili, ma Daniel è un bambino che dentro di sé sa cosa vuol dire essere felici, perché quando sorride ti trasmette tutto questo. Anche in un posto così difficile lui è in grado di illuminare la giornata a qualcuno, anche la mia.

Anche nel buio più profondo possiamo sempre decidere di trovare la luce, così come fa questo bambino a cui auguro di trovare sempre questa gioia, ogni giorno della sua vita e di illuminare la strada con quel suo sguardo ad ogni persona sul suo cammino…


di Chiara Fantini

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